È scoppiata la polemica a seguito della puntata di Virus del 12 maggio, che trattava il delicato argomento delle vaccinazioni che, stando ad un luogo comune, sarebbero causa dell’insorgere di malattie come l’autismo.
La polemica nasce a seguito della scelta degli ospiti, non tutti propriamente degli esperti in medicina, e dalle loro affermazioni.
Infatti, tra di essi vi era Red Ronnie il quale, oltre a parlare di prevenzione e alimentazione, nonché di poliomielite, tetano ed epatite B con la sicurezza di un esperto del settore, ha definito “demenziale vaccinare i bambini”.
La domanda sorge spontanea: a quale titolo una persona del mondo dello spettacolo può trattare argomenti così specifici e delicati?
E qui sta il punto, perché tale argomento andrebbe trattato nel modo giusto, con la sola presenza di esperti e citando dati certi, in maniera tale da non correre il rischio di creare confusione e insinuare ulteriori dubbi nelle famiglie.
Perché l’efficacia dei vaccini e il fatto che, grazie ad essi, molte malattie sono state debellate è indubbia.
Inoltre il dar retta ai luoghi comuni ha fatto si che negli ultimi anni le vaccinazioni contro malattie pericolose e molto contagiose siano diminuite sensibilmente, col risultato di aumentare il rischio per i bambini non vaccinati di ammalarsi. Permettendo così la circolazione dei virus, fatto che può avere conseguenze catastrofiche per chi non si può vaccinare, ad esempio persone affette da immunodeficienze.
A onor del vero va detto che alla trasmissione hanno partecipato anche il Prof. Roberto Burioni (immunologo del S. Raffaele di Milano) e Maria Antonietta Farina Coscioni (Presidente Istituto Luca Coscioni), i quali nei loro interventi hanno smentito le affermazioni di Red Ronnie.
Ma il problema chiave rimane uno, ovvero che il servizio pubblico, per il quale tutti noi paghiamo il canone, dovrebbe prestare maggior attenzione quando tratta certi argomenti, lasciando da parte il talk show e la logica degli ascolti in vece di una più giusta e attenta informazione.
Altrimenti il rischio che si corre è quello di far disinformazione.
a cura di: Andrea Bes