Un dialogo tanto insolito quanto efficace quello messo in atto da Noria Nalli, giornalista, scrittrice e blogger, ovvero quello con le proprie gambe.
Affetta da Sclerosi Multipla o SM (detta anche sclerosi a placche, una delle più comuni malattie che colpiscono il sistema nervoso centrale), con questo dialogo a volte serio, a volte ironico, riesce a rendere perfettamente l’idea di cosa significhi convivere con una patologia.
Edito da Golem, è un viaggio attraverso tutte le fasi e i momenti fondamentali della sua vita; dall’infanzia all’età adulta passando per l’adolescenza, il lavoro, la maternità ed infine la scoperta della malattia e i cambiamenti e le problematiche che ciò ha comportato nella sua vita. Come la depressione, che ne ha minato la propria stabilità e che essa ha combattuto con una forma di terapia del tutto personale, ovvero frequentando corsi di vario genere, dalla pittura al canto, così da tener impegnata la mente e scacciare questo brutto male. E come l’arrivo delle terapie che sono purtroppo un punto fermo nella vita di un disabile, difficili da accettare ma fondamentali per la propria salute.
Con questo continuo dialogo con i propri arti inferiori Noria riesce a farci capire l’importanza, troppo spesso ignorata, che essi hanno per noi. I suoi racconti sono di insegnamento per aiutarci ad accettare il nostro corpo così com’è, perché a volte la vita può farci rimpiangere ciò che prima non amavamo a sufficienza, che consideravamo esteticamente poco piacevole.
Inoltre parlare col proprio corpo è anche un modo per esorcizzare la paura del futuro che, con l’arrivo di una patologia, è quanto mai ignoto.
Leggendo le pagine del suo libro si capisce che l’ironia è un arma che sa padroneggiare in modo eccelso. Non è da tutti riuscire ad ironizzare sulle visite mediche e sugli esami. Momenti che gettano tutti in uno stato di tensione e paura ma che lei riesce a far sembrare addirittura divertenti. Non di meno sono assai divertenti i paragoni e le similitudini che utilizza per descrivere le proprie gambe o per raccontare alcuni aneddoti, anche spiacevoli, dovuti alla SM.
Da scrittore, ma soprattutto da disabile, non ho potuto fare a meno di notare come anche Noria parli dell’acqua definendola “il proprio elemento”. Curiosa coincidenza perché anche io l’ho definita allo stesso modo e credo che questo sia un pensiero comune a molti disabili.
Particolarmente divertente è stato leggere gli acrostici (un acrostico consiste nel comporre una frase usando le lettere di una singola parola) che ci propone lungo tutto il libro. È come se, con un filo lunghissimo e invisibile, legasse varie parole di tutti i capitoli creando una sorta di armonia tra loro, rendendo ancor più fluida e scorrevole la lettura.
Ma, in sostanza, credo che la cosa principale che Noria fa con questo suo libro è darci un’importante lezione di vita. Essa ci insegna ad accettare la disabilità, quel cambiamento radicale che ci stravolge completamente l’esistenza. Certe cose non potremo più farle, dovremo utilizzare le stampelle o la carrozzina, ma tutto ciò non significa la fine ma solamente un nuovo inizio.
Da sottolineare la prefazione di Carla Fracci che, con le sue parole, impreziosisce ulteriormente un’opera già ricca di per se.
Dunque consiglio vivamente questo libro a tutti, disabili e non, perché tutti possiamo imparare qualcosa leggendo queste pagine.