Disabili gravissimi in sciopero della fame

Prosegue il digiuno iniziato il 21 ottobre da alcuni disabili e dai loro familiari per protestare contro l’assenza di un piano organico che migliori la vita dei cittadini affetti da disabilità gravi. Da tempo reclamano spiegazioni sul perché sia scomparso dal Decreto Balduzzi ogni riferimento inerente il “Piano nazionale per la non autosufficienza”. Con la legge sulla spending review infatti, il governo ha deciso di destinare all’assistenza ai disabili gravi e gravissimi una percentuale dei 658 milioni di euro stanziati, ma della proposta s’è persa ogni traccia.

Ad oggi aderiscono allo sciopero della fame quasi settanta cittadini, la maggior parte dei quali in condizioni di salute delicatissime perché tracheotomizzati e affetti da malattie neurodegenerative progressive quali sclerosi laterale amiotrofica, distrofia muscolare e sclerosi multipla. Si tratta di persone inevitabilmente vincolate alla necessità di ricevere servizi sanitari adeguati e costrette a sostenere personalmente ingenti spese per l’acquisto di sofisticati ausili.

L’incontro congiunto delle parti interessate lungamente rincorso dal “Comitato 16 Novembre onlus” promotore dell’iniziativa, incontro al quale sarebbero dovuti intervenire il Ministro del Lavoro, dell’Economia e della Salute, non è ancora avvenuto. L’ente, impegnato nella difesa di malati e disabili gravi e gravissimi, che attende dallo scorso aprile la convocazione promessa dal Ministero del Lavoro per discutere la proposta di un piano d’intervento immediato, si è visto così costretto a percorrere altre strade.
Da mesi il “Comitato 16 Novembre” organizzava dei sit-in per denunciare l’accaduto e portare all’attenzione pubblica un tema tanto trascurato come quello della non autosufficienza. A testimonianza della propria determinazione e dell’urgenza di adottare provvedimenti, le scorse settimane l’ente aveva consegnato al Presidente del Consiglio e ai Ministri una lista con i nominativi dei malati disposti ad aderire al digiuno. Nessuna risposta è giunta dai vertici, neanche dopo l’inizio del preannunciato sciopero.

L’imperdonabile silenzio delle istituzioni verificatosi in questi giorni riconferma l’Italia come una nazione mal governata e pericolosamente soggetta al disagio dettato da parti politiche scarsamente dedite al dialogo e allo sviluppo del sistema sociale. Lo dimostra il fatto che i feroci tagli economici imposti dalla spending review, invece di rimediare agli sprechi, ricadono soprattutto sulle fasce più deboli aggravando peraltro la condizione in cui già versano molti disabili, sempre meno assistiti e tutelati. Basti pensare che in Italia la  spesa pro-capite annua per la protezione sociale di persone con disabilità è di soli 438 euro a fronte dei 531 euro sostenuti in media dai Paesi Ue. Siamo molto lontani dalle politiche amministrative di Paesi come il Regno Unito che arrivano a spenderne ben 754. L’Italia è altresì manchevole di propositività per quanto riguarda l’inserimento lavorativo dei disabili e l’inclusione scolastica.
Gli esigui investimenti statali in favore della sanità stanno mettendo a dura prova anche quelle amministrazioni regionali che, scegliendo con coraggio di assicurare i servizi alla popolazione locale, si impongono di riorganizzarsi istituendo fondi di copertura. E’ il caso della Regione Liguria, che a pochi giorni dall’inizio del digiuno indetto dal “Comitato 16 Novembre”, ha deciso di stanziare 1,5 milioni di euro per garantire l’assistenza ai disabili del territorio.

Il quadro appena descritto motiva ampiamente la scelta a indire uno sciopero della fame: un mezzo tanto drastico quanto ragionato se si vuole arrivare al cuore di uno Stato così sordo e incurante in materia assistenziale. L’iniziativa, seppur debolmente, comincia a sortire qualche effetto: “Ci stanno chiamando i prefetti di varie regioni per invitarci a sospendere lo sciopero della fame” dichiara infatti Mariangela Lamanna, vicepresidente del Comitato 16 Novembre. Ma questo non basta, perché nessuno si è ancora mosso ad eccezione di pochi. Lamanna ricorda con amarezza che: “”Qualche anno fa per Eluana Englaro tutti si sono esposti, tutti hanno detto la loro, ora per settanta malati gravi che hanno scelto questa forma per loro veramente estrema di protesta nessuno spende una parola”.

Autore DisabiliNews Redazione

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