“Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime”, così recitava il grande scrittore Victor Hugo, ed Ezio Bosso questo lo sa molto bene, grazie alla sua musica racconta davvero molte cose a chi lo ascolta, ma per comprendere il significato della sua musica è necessario conoscere bene la sua storia.
Approfondimenti
Le origini
Ezio Bosso nasce a Borgo San Donato (Torino) in via Principessa Clotilde, il 13 settembre del 1975 (morto il 14 maggio 2020) in una famiglia di origini piemontese.
Cresce in un’epoca storica molto particolare (gli anni di piombo), caratterizzata dalle lotte sociali, e vive in un quartiere dove le sparatorie sotto casa erano all’ordine del giorno. Ebbe un’infanzia particolarmente umile, i suoi genitori erano operai.
La sua famiglia viveva la propria vita seguendo determinati ideali, i genitori infatti erano parte attiva della politica del tempo e credevano, come tutti, in un mondo migliore.
Però le cose, a volte, prendono una piega diversa da quella che ci si aspetta; i genitori di Enzo soffrirono molto nel vedere come i cambiamenti che avevano auspicato tardavano ad arrivare e sorse in loro quel senso di impotenza che porta spesso, molti, ad arrendersi perché convinti che la propria condizione non cambierà mai.
Nella famiglia di Ezio Bosso, la musica non era qualcosa di sconosciuto, infatti la prozia suonava il piano ed uno dei suoi fratelli era musicista; fu proprio grazie a loro che, alla tenera età di quattro anni, si appassionò alla musica.
Ezio Bosso prima della malattia
Col passare del tempo, per Ezio Bosso arrivò il momento di comunicare alla sua famiglia che voleva buttarsi nel mondo della musica; non fu un discorso facile da affrontare, i genitori, essendo persone umili, avevano quella convinzione d’un tempo per cui i figli nati da genitori operai prenderanno la stessa strada dei genitori, mentre i figli dei musicisti diverranno musicisti.
Con questo modo di pensare, i genitori di Ezio Bosso erano convinti che il figlio prima o poi intraprendesse la loro stessa strada lavorativa. Ezio Bosso era consapevole della mentalità operaia della propria famiglia e temeva che rifiutassero la sua inclinazione alla musica.
Un giorno prese coraggio e decise che era arrivato il momento di sradicare questa idea così malsana quanto insensata; affrontò i propri genitori comunicando loro che avrebbe voluto intraprendere la strada della musica e fu proprio quest’ultima che gli fece trovare il coraggio per scappare di casa.
Si iscrisse al Conservatorio di Torino, dove però non rimase a lungo poiché il suo maestro utilizzava metodi troppo aggressivi durante l’insegnamento, arrivando, addirittura ad alzare le mani.
Ezio Bosso stesso, poi, racconterà un aneddoto molto singolare, collegato alla sua permanenza nel Conservatorio: un giorno, durante una classica lezione, come era solito accadere, il suo insegnante, dopo la sua esibizione, incominciò a maltrattarlo; improvvisamente fece il suo ingresso un signore alto e brizzolato, si sedette e chiese a Ezio Bosso di ripetere l’esercizio che aveva appena concluso.
Bosso non batté ciglio e cominciò la sua esibizione, e, una volta conclusa, questo tizio si rivolse all’insegnante e gli disse che secondo la sua opinione quella era stata un’ottima interpretazione, e che il giovane ( Bosso ), era molto bravo. Bosso scoprì, poi, che il signore che aveva espresso questo giudizio positivo era John Cage: una delle figure più importanti del Novecento, compositore e teorico musicale.
Dopo questa esperienza Bosso capì che per lui era impossibile poter esprimere e coltivare la propria passione in un contesto simile, dunque scappò nuovamente.
Il suo primo approccio nel mondo della musica fu verso la fine degli anni Ottanta, dove Ezio Bosso entrò a far parte di un gruppo musicale denominato Statuto: fu il bassista di questo gruppo ma la sua permanenza durò ben poco (due anni circa) perché i compagni decisero di cacciarlo, giustificandosi dicendo che produceva troppe note.
Mosse i primi passi nel mondo della musica classica ad un’età significativa, aveva solo sedici anni quando, per la prima volta, mostrò il proprio talento come pianista solista a Lione.
Fu la Francia ad ospitarlo per primo e da lì iniziò ad ottenere un grandissimo successo tanto da raggiungere le orchestre di tutta Europa.
Durante il suo tour europeo fa un incontro con una persona che contribuirà a dare una svolta alla sua carriera; a Vienna poté cominciare a studiare e a formarsi, grazie all’incontro con i grandi maestri della musica, come il mitico Ludwig Streicher.
Grazie all’incontro con lui e con tanti altri del suo calibro, Ezio Bosso pian piano cominciò a esplorare il suo vero Io. Una volta conclusi gli studi a Vienna, Ezio tornò in Italia dove, come facevano tutti i ragazzi della sua età, cominciò il servizio civile e lo continuò per alcuni anni.
Una volta che conseguì la licenza, si consacrò alla sua unica e grande passione: la musica. Dedicò gran parte del proprio tempo diviso tra lo studio e le esibizioni sui palchi: Roma, New York, Sidney, Città del Messico, Buenos Aires, sono solo alcune delle città che ebbero l’onore di ospitarlo.
Anche il mondo del cinema e del teatro ha avuto modo di apprezzarlo: compose diverse sinfonie, tra cui la famosa colonna sonora del film diretto da Gabriele Salvatores, “Io non ho paura” che gli fa ottenere una nomination al David di Donatello.
Con Salvatores fece altre collaborazioni, compose delle musiche per i film “Quo vadis?” ed ” Il ragazzo invisibile“.
Nel 2005 il regista Cristiano Bortone lo chiama a sè per dirigere le musiche del film “Rosso come il cielo” e l’anno successivo il produttore Francesco Tornatore gli affida le musiche del film “Il dolce e l’amaro“.
Ezio Bosso, la sua musica, la sua forza continuerà
ad accompagnare la nostra vita…
VIDEO di Ezio Bosso Sanremo 2016
l’esibizione all’Ariston che commosse l’Italia. Nel 2016 il cantante torinese di 48 anni si esibì sul palco di Sanremo dove fu accolto da un caloroso applauso incantando tutto il pubblico.
La carriera di Ezio Bosso compositore e pianista
Ezio Bosso è ormai riconosciuto come l’unico direttore d’orchestra in grado di portare il grande pubblico ad ascoltare il repertorio classico nelle sale da concerto senza scendere a compromessi, ma bensì lavorando duramente sull’estetica filologica del suono.
Solo nell’ultimo anno in paese difficile come l’Italia, oltre 100.000 persone hanno assistito ai suoi concerti alla testa di diverse compagini o della sua Europa Philarmonic.
Formatosi a Vienna sotto la guida di Ősterreicher e Streicher, come Direttore stabile e Artistico della Europa Philharmonic Orchestra, già Stradivari Festival Vienna Chamber Orchestra, Sony Classical International Artist dal 2016, a Febbraio 2018 è stato nominato Steinway Artist.
Ezio Bosso è inoltre Testimone e Ambasciatore internazionale dell’Associazione Mozart14, eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado, diretta dalla figlia Alessandra.
Inoltre a gennaio 2019 è stato protagonista sul podio dell’evento “Grazie Claudio” per i 5 anni dalla scomparsa di Abbado, guidando una compagine dei musicisti più cari al maestro.
Abbado provenienti da tutto il mondo e a giugno 2019, con il programma di Rai3 Che Storia è la Musica, ha rivoluzionato la divulgazione musicale in TV ideando un nuovo format che ha subito ottenuto un inaspettato successo con oltre 1.300.000 spettatori di media.
Il 25 Dicembre ’19 Che Storia è la Musica è tornato in prima serata con la Sesta Sinfonia di Ciaikovsky, confermando i dati di ascolto del debutto. Inoltre ad agosto 2019 il suo concerto di debutto all’Arena di Verona con i Carmina Burana ha segnato il record di presenze per la sinfonica della Fondazione con ben oltre 14.000 persone, un clamoroso sold out e ripetute standing ovation.
Ha diretto, tra le altre, Orchestra Filarmonica del Teatro La Fenice di Venezia, Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, di cui è stato Direttore Principale Ospite e che ha trionfalmente condotto sia nel teatro della città a dicembre ‘16 sia in Piazza Maggiore davanti ad oltre 10.000 persone per l’Opening Act del G7 Ambiente, concerto premiato ai Live Award di Lisbona come miglior evento musicale europeo dell’anno; la Georgian State Opera and Ballet per il gala operistico con le dive del canto Nino Surguladze e Carmen Giannatasio, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di cui è ospite assiduo, la London
Simphony Orchestra, l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra dell’Accademia del Teatro alla Scala, l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, l’Orchestra da Camera di Mantova, L’Orchestra da Camera Lituana, l’Orchestra Filarmonica Toscanini di Parma, l’Orchestra Filarmonica del Teatro Verdi di Salerno, l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole, The London Strings, di cui è stato direttore principale, l’Orchestra del Teatro Verdi di Trieste, di cui è stato Direttore Musicale.
Compositore pluripremiato ed eseguito in tutto il mondo da prestigiose istituzioni, quali la Wiener Staatsoper, Royal Opera House, New York City Ballet, Théâtre du Châtelet, San Francisco Ballet, Teatro Bolshoij, Ezio Bosso è anche tra i best sellers discografici europei nel segmento classico.
Riconoscimenti della stampa
“In Schubert, sostenuto da un’orchestra in stato di grazia, Bosso ha scelto, con coerenza e non temendo di apparire eccessivo, di accentuare le intenzioni estreme ed opposte dell’Incompiuta: l’angosciata cupezza iniziale, la levità danzante di altri passaggi.”
Sandro Cappelletto – La Stampa
“Ezio Bosso dirige da Maestro l’Incompiuta di Schubert.”
Guido Barbieri – La Repubblica
“Grande energia nel primo tempo con buon dettaglio contrappuntistico e cantabilità dolente nel secondo tempo; lo “Scherzo” ha molto sfumato il tactus ternario, mentre vigorosamente pulsante, il “Saltarello”, o meglio la “Tarantella” conclusiva, ha letteralmente mandato in visibilio il pubblico presente, emozionato, partecipe.”
Dario Ascoli – Corriere del Mezzogiorno
“Ezio Bosso a Trieste, il trionfo di un direttore vero….Miglior Testimonial di lui il teatro triestino non avrebbe potuto avere per la propria stagione sinfonica ufficiale. Per l’ardore che Bosso ci mette nel piacere del far musica, di stimolare la partecipazione del pubblico, di comunicare con l’orchestra governata con equilibrio in quel programma beethoveniano della “libertà” che accostava il grande Stupore, la Suspense della Leonora n. 3 all’esaltazione della Settima Sinfonia. Bosso ne sostiene la dialettica confermandosi un direttore “vero”, che ha salda consapevolezza formale. Della grande forma in questo senso.”
Gianni Gori – Musica
“Ezio Bosso è un direttore vero e scrupoloso, attento ad ogni aspetto del fare musica, dal timbro all’articolazione, dalle dinamiche alle intenzioni sonore…….Una Quinta (NDR: di Beethoven) davvero travolgente, curata nei dettagli e provvista di quel senso teleologico che è conditio sine qua non”
Nicola Cattò, Musica
“Al Festival Stradivari di Cremona ha eseguito con fantasia e consapevolezza filologica il Concerto n. 3 di Bach, improvvisando al cembalo: e ha guidato la Stradivari Chamber Orchestra nella Serenata per archi di Ciaikovkskij: con passione a tratti straziante.”
Andrea Estero – The Classic Voice
“La direzione molto attesa di Ezio Bosso ha conferito la giusta lucidità al continuo ricorso di Orff ad atteggiamenti statici, dalle potenti nervature, basati su elementi primitivistici, sulla ripetizione di blocchi corali ritmicamente ripetuti e scanditi nella rinuncia al principio della modulazione e dello sviluppo, a favore della giustapposizione di motivi ostinatamente diatonici. Il direttore ha spostato spesso l’asse di lettura da una fissità contemplativa ad una forte violenza espressionistica, strumentale (ottima tutta l’orchestra, con i fiati in forte rilievo) e vocale nell’ossessivo In taberna quando sumus e naturalmente nel grandioso Fortuna imperatrix mundi (bissato) che ha aperto e concluso l’esecuzione.”
Gianni Villani – Arena
Europa Philharmonic Orchestra
Ezio Bosso, direttore artistico e fondatore
Europa Philharmonic Orchestra nasce dall’esperienza dell’evento “Grazie Claudio”, quando a gennaio 2019 cinquantuno musicisti cresciuti sotto la bacchetta di Claudio Abbado e oggi impegnati nelle migliori orchestre internazionali, si sono raccolti rispondendo alla chiamata di Alessandra Abbado, della sua associazione Mozart14 e del Maestro Ezio Bosso per ricordare in musica i cinque anni dalla scomparsa del grande direttore milanese nel totale rispetto dei suoi principi fondanti. Oggi quella serata è divenuta un album pubblicato da Sony in tutto il mondo.
In questa vera all stars orchestra senza nome, abbadiana nello spirito ed europea di fatto, è confluita sin da subito anche l’esperienza originalissima, orizzontale e democratica di vero collettivo di lavoro, della Stradivari Festival Chamber Orchestra, fondata da Ezio Bosso a Ottobre 2017 in occasione del prestigioso Festival Stradivari di Cremona, dal desiderio di creare una formazione unica nel suo genere in Italia che, in totale indipendenza e fino ad oggi mantenuta solo ed esclusivamente dal mercato, unisce prestigiose prime parti dalle migliori compagini con giovani musicisti di talento nel rispetto di quell’idea di crescita e responsabilità individuale e collettiva, che la musica impone.
La Stradivari, già pubblicata in Europa da Sony Classical con l’omonimo album con repertorio di Bosso, Marcello, Bach, Ciakovsky e Cage, oggi best seller e definito da Musica per la Serenata di Ciaikovsky come “edizione di riferimento della discografia dopo Mravinski, Svetlanov e Kondrashin”, ha raccolto sin dal suo debutto musicisti importanti, fra i quali vale la pena ricordare Francesco di Rosa, primo oboe dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia e prima alla Scala; Davide Formisano, flauto solista di statura internazionale; Francesco Bossone, primo fagotto solista di Santa Cecilia dal 1985 e fagotto di riferimento nelle formazioni di Claudio Abbado; Marco Bellini, Prima Tromba di riferimento per Lorin Maazel e stimato Maestro di livello internazionale o Nilo Caracristi, storico Primo Corno di tante formazioni europee come i Solisti Veneti e Orchestra della Scala.
A questi oltre ad altri colleghi delle più importanti compagini cameristiche, si uniscono giovani meritevoli provenienti dalle realtà giovanili più importanti come EUYO, Orchestra Cherubini, Gustav Mahler Jugendorchester e, dopo il concerto Grazie Claudio, vi hanno aderito artisti chiave della storia abbadiana e dell’eccellenza musicale europea come Jacques Zoon, Etienne Abelin, Keith Pascoe, Robert Kendall, Jorg Winkler, Luca Franzetti: nomi che portano con sé l’eco di orchestre fondanti della cultura musicale internazionale come Berliner, Lucerna, Concertgebouw, Wiener, Royal Opera House, rendendo così il gruppo di lavoro assolutamente unico e rappresentativo dell’intero continente nelle sue espressioni culturali e musicali più alte.
L’orchestra ha la peculiarità di creare una comunità unica tra ascoltatori e interpreti, lavorando anche con residenze in territori disagiati per aiutare la comprensione e l’educazione all’ascolto in senso assoluto. Vive come una comunità in cui le sessioni di studio sono pomeridiane e aperte sempre al pubblico (unici nel panorama internazionale), lasciando le mattine allo studio personale o di sessione e continuando spesso il lavoro anche dopo le cene comuni.
La ricerca filologica nel senso più alto del rispetto sacrale della partitura, dell’autore e del suo contesto, la tensione per ottenere la purezza estrema del suono e della tensione narrativa sono i primi obiettivi della compagine del maestro. E hanno in breve tempo portato la Europa Philarmonic Orchestra all’attenzione della critica e ad un inedito affetto e grande seguito del pubblico.
Sulle basi dell’obiettivo divulgativo La Europa Philharmonic Orchestra è inoltre stata protagonista col Maestro Bosso della serata evento Rai3 “Che Storia è la Musica” che, con oltre 1 milione e 300.000 spettatori con picchi dell’8% di share, è diventata un simbolo della nuova divulgazione musicale in Italia, con l’esecuzione integrale spiegata della Quinta e Settima Sinfonia di Beethoven. Successo confermato dalla seconda serata dedicata alla Sesta Sinfonia di Ciaikovsky andata in onda la sera del 25 Dicembre 2019.
Ezio Bosso malattia
L’anno 2011 segna permanentemente la vita di Ezio Bosso, il quale vedrà la propria vita cambiare totalmente. In quell’anno i medici, a seguito di alcuni accertamenti, gli diagnosticano un tumore al cervello; subì un intervento, il quale riuscì eccellentemente.
Ezio Bosso ritorna a condurre la vita di tutti i giorni, però nota che in lui c’è qualcosa che non va; in particolare, mentre suona si accorge che inizia ad avere alcune difficoltà nel muovere le dita e l’avambraccio, così si rivolge ai medici che cominciano ad effettuare tutte le analisi del caso.
In un primo momento gli viene diagnostica la SLA (Sclerosi laterale amiotrofica), eventualità che poi, a seguito di ulteriori accertamenti, fu smentita.
Sono state fatte molte supposizioni da parte di tutta l’equipè medica che ha seguito la faccenda, ma ad oggi non si è arrivati ad una risposta; si pensò anche ad una malattia autoimmune, la neuropatia motoria multifocale, la quale danneggia i nervi che fungono da intermediari tra l’apparato muscolare ed il sistema nervoso centrale. Questa malattia ha una sintomatologia particolarmente affine alla Sclerosi laterale amiotrofica.
Queste malattie si manifestano, nelle fasi iniziali, colpendo proprio la mano, in particolare il polso e le dita, andando così a perdere la forza negli arti.
Ad oggi esistono alcune terapie che agiscono non curando la malattia stessi, bensì dando al paziente un po’ di sollievo dalla sintomatologia.
Le malattie che colpiscono il motoneurone – ossia, quel neurone presente all’interno del sistema nervoso centrale- sono varie, e ognuna di esse si manifesta a suo modo e per un limite di tempo non uguale per tutte; sono stati sperimentati alcuni farmaci capaci di decelerare il decorso della malattia, ma si tratta di malattie neurodegenerative, ovvero, più passa il tempo e più la condizione del paziente andrà deteriorandosi.
Durante un incontro tra Ezio Bosso e i suoi fan alla fiera del Levante a Bari, fa una supplica commovente al suo pubblico, esorta loro di non chiedergli più di suonare al pianoforte. La malattia, poco alla volta, lo sta allontanando da ciò che lui considera linfa vitale. Confida loro che che questa brutta malattia si è presa due delle sua dita della mano: non rispondono più tanto bene ai suoi comandi, dunque suonare il pianoforte risulta difficile, se non impossibile.
Però Ezio Bosso non vuole darla vinta alla malattia, difatti confessa al suo pubblico che non abbandonerà totalmente la musica. Non si conosce il termine clinico col quale definire la malattia, però una cosa la si conosce: la determinazione di Ezio Bosso; difatti, nonostante la sua condizione ha deciso che continuerà comunque a svolgere il ruolo di direttore d’orchestra.
E fa un altro appello ai fan, forse ancora più commovente: chiede loro di non provare pietà per la sua persona e per la sua condizione di salute; anzi, ironizza dicendo loro che semplicemente smetterà di fare concerti da solo al piano perché, essendo lui già prima della malattia un pianista mediocre, allo stato attuale sarebbe assolutamente inascoltabile. Nonostante ciò, si dichiara felice perché la musica non la abbandonerà.
La musica come terapia per la società
Ezio Bosso per quanto riguarda la società ha una idea ben precisa di com’è e di come vorrebbe che fosse: immagina la società ideale come quell’insieme di elementi che compone l’orchestra; un apparato composto da persone dove vince il concetto di meritocrazia.
Tutti vengono premiati per le proprie potenzialità, e ogni azione che viene compiuta è mossa da soggetti che provano stima e rispetto nei confronti di chi si trovano davanti, indistintamente. Inoltre paragona gli archi di una orchestra alla massa e sono quelli che, grazie alla loro forza, muovono l’armonia del mondo. Ogni persona possiede proprie inclinazioni e riveste un ruolo preciso.
Bosso sostiene che tutti gli esseri umani hanno pari diritti, ma allo stesso tempo, pari doveri; per far sì che le cose funzionino a dovere, non è necessario solo farsi guidare del sentimento, è indispensabile apporre tutto l’impegno possibile, proprio come fa un musicista: una sinfonia funziona non solo grazie alle sue mani ma anche grazie alla corretta esecuzione delle note, e questo è possibile esclusivamente grazie allo studio e alla dedizione per la propria arte.
La nascita di queste tifoserie tra la popolazione, secondo Ezio Bosso, non è casuale, piuttosto è convinto che sia un modo per manipolare e controllare meglio le persone, e per uscirne l’unica via percorribile è quella della cultura: un mondo consapevole, è un mondo libero.
In questo momento storico così delicato, la televisione e i mass media rivestono un ruolo molto importante: entrambi i mezzi di comunicazione, hanno l’onère di portare, nelle case delle persone, esempi di alta formazione culturale; lo Stato dovrebbe farsi carico di questo impegno, facendo sì che le persone abbiano la possibilità di vedere programmi televisivi volti al miglioramento della propria istruzione.