Il 3 dicembre, come tutti gli anni, si è celebrata questa giornata il cui senso, continuo a chiedermi, quale sia.
Dunque, facciamo il punto della situazione:
- Pensioni di invalidità da terzo mondo. Per ottenere il paventato aumento bisogna avere un ISEE da barboni;
- L’abbattimento delle barriere architettoniche è, in larga parte, ancora una chimera. Basti pensare che per posizionare una pedana all’ingresso di un negozio\locale la legge prevede che innanzitutto si tuteli il pedone normodotato (che tradotto significa tutelare il rimbambito che cammina con la testa tra le nuvole, o sul cellulare) mentre il disabile può continuare tranquillamente a rimanere all’esterno. Inoltre solamente una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità motorie;
- La capacità di spostarsi liberamente è molto limitata tra le persone con disabilità (fonte Istat);
- La violenza fisica o sessuale subita dalle donne disabili raggiunge il 36% tra coloro che dichiarano di avere una cattiva salute e il 36,6% tra chi ha limitazioni gravi;
- I percorsi di vita indipendente sono difficili da attuare. Si predilige favorire cooperative e strutture;
Nel primo trimestre di quest’anno invece di dare i vaccini Covid ai disabili hanno preferito darli ad avvocati, psicologi, micologi, impiegati in smart working, etc., e questo a riprova della scarsa considerazione di cui godiamo.
… tutte problematiche storiche, che vengono sottolineate ogni anno in questa giornata con grande enfasi e accompagnate da grandi promesse ma delle quali ci ritroviamo a riparlare puntualmente l’anno successivo.
Qui più che celebrare la giornata c’è da passeggiare sulle macerie.
Fortunatamente ci sono anche aspetti positivi e la cosa piano piano si sta muovendo e sta migliorando quindi spero il prossimo anno di non dover citare nuovamente almeno uno o due dei punti sopraindicati.
In conclusione, come sempre l’augurio che faccio, e che mi faccio, è di non aver più bisogno in futuro di celebrare questa giornata.