Dopo di noi chi si prenderà cura dei nostri figli? Dove? Che futuro li attende?
Peggiora il sistema assistenziale, si riducono gli stanziamenti per la non autosufficienza, aumentano i tagli al personale nelle strutture che dovrebbero riporre più attenzione al tema della disabilità, ad esempio le scuole, e diminuiscono i servizi di trasporto attrezzati. Ogni membra della nazione sembra rifiutare il progresso. Le istituzioni tardano ad adeguarsi, ignorando, ostinate, i bisogni di un paese che secondo il Censis conta ben 4,1 milioni di persone disabili (quasi il 7% della popolazione italiana) e delle quali 2,6 milioni versano in condizioni gravi.
Al momento non sembrano esistere organi in grado d’intraprendere un percorso di mediazione efficace tra i cittadini e il Governo. Eppure non sono richieste infattibili quelle avanzate dai genitori del movimento “dopo di noi”. Le famiglie chiedono solo che i propri figli disabili, una volta rimasti orfani, possano trovare asilo in strutture di tipo familiare con pochi posti letto, ambienti piccoli e un po’ più accoglienti in cui verrebbero meglio accuditi, invece di doversi appoggiare a residenze per anziani sovraffollate, inadatte a fornire appropriata assistenza.
La sconfitta subita dai disabili lo scorso 25 aprile 2012, quando il sottosegretario alle politiche sociali Cecilia Guerra bocciò l’istituzione del fondo “dopo di noi” stroncandolo sul nascere, nonostante la proposta fosse al vaglio della commissione dal 2010, segna una nuova ricorrenza sul calendario. Perché i disabili non possono e non vogliono dimenticare…
Questo 25 aprile, mentre alcuni scenderanno in piazza a celebrare l’Italia sventolando il tricolore in memoria della Liberazione, altrettante famiglie celebreranno quella che invece verrà ricordata dai disabili italiani come la Festa della Mortificazione.
Paola Cabiaglia