assistente sessuale
A novembre 2012 si è avviata una raccolta firme per istituire il servizio di assistenza sessuale ai disabili. La petizione, sottoscrivibile online, altro non chiede che legittimare la figura del cosiddetto “assistente sessuale”. Il lavoro di assistente sessuale è un profilo professionale legalmente riconosciuto in numerosi Stati e che potrebbe coadiuvare l’opera della sanità permettendo ai diversamente abili di avere una vita relazionale più completa.
Come spiega Max Ulivieri, un apprezzato web designer disabile, promotore dell’iniziativa: “In poco più di due mesi, senza nessuna pubblicità, si sono già raccolte circa 1.500 adesioni alla proposta di istituire, anche nel nostro Paese, la figura dell’assistente sessuale“. Ad oggi sono quasi 2600 gli aderenti e di recente la causa è stata sposata anche da alcune personalità pubbliche.
(Petizione: http://firmiamo.it/assistenzasessuale)
Come recita la Dichiarazione Universale dei Diritti Sessuali, stilata nel 1999 al 15° Congresso Mondiale di Sessuologia di Hong Kong, il pieno sviluppo della sessualità è essenziale a livello individuale, interpersonale e sociale perché “la sessualità è una parte integrante della personalità di ogni essere umano.”
Forse, anche in osservanza a questo principio, l’iniziativa della petizione per l’assistenza sessuale ai disabili ha involontariamente mosso l’interesse di molti cittadini comuni, richiamando peraltro l’attenzione dei media che da qualche settimana si interrogano, alcuni per la prima volta, sugli aspetti pratici e morali legati a quello che viene definito “sesso accessibile”, o sesso senza barriere.
In Italia, l’ostacolo principale è costituito dal fatto che buona parte della società considera ancora il tema della sessualità dei disabili come un tabù, e le problematiche ad essa collegate sono risaputamente alquanto trascurate. Ciò tuttavia non ha impedito ai disabili e alle persone sensibilmente coinvolte di continuare a interessarsi all’argomento, confrontarsi, organizzarsi e battersi per i propri diritti, destando non scarsa eco.
I disabili come Ulivieri, avrebbero senz’altro meno grattacapi da affrontare se risiedessero in Svizzera, Danimarca, Olanda, Svezia, Germania o Australia, dove provvedimenti in favore dell’assistenza sessuale ai disabili sono già stati attuati da tempo e i disabili godono della giusta tutela, se non addirittura del totale appoggio del sistema sanitario nazionale che si prende carico dei costi del servizio.
Va inoltre sottolineato che il servizio di assistenza sessuale ai disabili non ha nulla a che vedere con la prostituzione perché non prevede la pratica di rapporti completi.
Gli “assistenti sessuali” sono da considerarsi, a tutti gli effetti, personale specializzato. Come spiega lo stesso Ulivieri: “L’assistenza sessuale a persone con disabilità è praticata da operatori volontari che hanno seguito dei corsi in ambito medico, sessuologico, etico e psicologico e che hanno sviluppato una grande sensibilità verso gli altri.
Una terapia vera e propria rivolta al benessere psicofisico di persone che, per un motivo o per l’altro, si trovano a non essere autonome nell’espressione dei propri bisogni di tipo sessuale e, in senso lato, erotico-affettivi. P
ersone che possono riscoprire il proprio corpo come fonte di piacere e non solo di sofferenza e di disagi quotidiani, attraverso il contatto, le carezze, il massaggio, gli abbracci, i giochi erotici o anche semplicemente la presenza, l’affetto e l’umanità.” E’ implicito, precisa Ulivieri:”L’assistente oltre ad avere uno spiccato senso dell’altruismo, deve certamente avere una grande apertura mentale.”
Ulivieri ricorda però che “l’iniziativa deve comunque fare i conti con la realtà italiana e il problema più grosso in partenza sembrano appunto i tratti in comune con la prostituzione” – e continua – “Anzi, per essere più precisi, il favoreggiamento della prostituzione è fuorilegge. Ecco perché c’è assoluto bisogno di istituire con regole certe questo tipo di assistenza“.
Anche l’Associazione Luca Coscioni, sostenitrice dell’iniziativa, ha fatto sapere per voce della sua presidente onoraria Maria Antonietta Farina Coscioni che ritiene che l’assistenza sessuale ai disabili possa essere inserita fra i servizi assicurati dai livelli essenziali di assistenza (Lea), ma ha altrettanto precisato che “il problema dell’assistenza sessuale è una questione seria ed è materia che va regolamentata attraverso una legge“.
Ad ogni modo, si legge nella petizione: “Le pulsioni sessuali costantemente represse e impedite nella loro manifestazione, sia autonoma sia relazionale si risolvono infatti in un costante e ossessivo stress psichico che affligge non poco l’esistenza di chi non ha autonomia nell’uso del proprio corpo.
Determinate forme di disabilità, rendono impossibile l’uso delle mani, quasi tutte le forme di disabilità rendono difficoltosa, se non impossibile, l’interazione fisica e sessuale con partner adeguati, più spesso con qualunque tipo di partner consenziente“.
Sta di fatto che l’accettazione di un servizio di assistenza sessuale ai disabili in una nazione in cui la prostituzione è ancora sinonimo di illegalità senza dubbio non sarà un’impresa facile. Sarebbe quantomeno auspicabile che grazie ella petizione si intavolasse almeno un dibattito costruttivo per discutere concrete proposte legislative.
Per Ulivieri il prossimo passo sarà dunque la fondazione di un comitato per la raccolta ufficiale delle firme che andranno poi consegnate alle istituzioni: “I primi referenti potrebbero essere le Regioni” ipotizza.
Altre informazioni e testimonianze sull’iniziativa e sul funzionamento del servizio di assistenza sessuale ai disabili già attivo in altre nazioni potete visitare questi siti: http://www.loveability.org o il bloghttp://www.loveability.it (quest’ultimo è appunto un curatissimo blog sul tema “sesso e disabili”)
Vuoi firmare la petizione? CLICCA QUI! O visita la pagina: http://firmiamo.it/assistenzasessuale.
Paola Cabiaglia