Il piccolo Parco Naturale di Rocchetta Tanaro, con una estensione di soli 123 ettari, rientra nella più vasta area di territorio protetto della provincia di Asti; si contraddistingue per il suo incantevole bosco, conosciuto come “il bosco del Marchese” – nella toponomastica locale “I boschi del Marcheis” – perché un tempo era di proprietà dei marchesi Incisa della Rocchetta. Fu proprio il marchese Marco, allora presidente del WWF, ad adoperarsi per la sua istituzione.
Parte della superficie del Parco è costituita da bosco: un querceto misto in cui le specie dominanti sono il rovere, la farnia e il cerro. Sono numerose anche le ibridazioni che hanno dato origine a tipi di piante difficilmente classificabili. È rilevante anche la presenza di castagno e robinia, un tempo utilizzati per le viti o come legna da ardere. La presenza di un faggio ultrasecolare, di altezza superiore ai 25 metri e con un diametro della chioma intorno ai 20 metri, rappresenta un residuo delle faggete diffuse su tutta la zona al termine dell’ultimo periodo glaciale. Ormai tali residui glaciali di vegetazione alpina si ritrovano solo nel sistema collinare torinese. Il Parco si colloca a metà tra questo sistema e la zona delle Langhe, interessata in prevalenza da una vegetazione di tipo mediterraneo. Nel sottobosco si trovano il nocciolo, l’edera e il caprifoglio, oltre a diverse varietà di fiori.
Il bosco inoltre, offre, rifugio a numerose specie faunistiche e in particolare a molti mammiferi come la volpe, lo scoiattolo, la donnola e il tasso, scelto come simbolo del Parco. L’avifauna è rappresentata da una quarantina di specie nidificanti tra cui: regolo, fioraccino, allocco, ghiandaia, picchio verde e picchio rosso minore che trovano un habitat ideale tra le fustaie mature di quercia. Importante la presenza del fiume Tanaro che da sempre ha rappresentato per la popolazione locale una risorsa preziosa, incoraggiando le coltivazioni ortofrutticole. C’è da rilevare la presenza del gambero di fiume, ottimo indicatore ecologico.
Dell’interessante patrimonio storico e culturale restano segni tangibili nella chiesetta di Sant’Emiliano, nella torretta dell’antico castello, nella Chiesa di S. Maria del Flexi, dipendenza dell’Abbazia benedettina di Pomposa. L’area è piuttosto nota per l’abbondante presenza del pregiato tartufo bianco, oltre che per l’ottima selezione di vini. Un prodotto tipico sono le “lingue delle suocere”, un pane molto sottile fatto con la pasta dei grissini, facile intuire da quale caratteristica delle suocere derivi il nome.