venerdì , Settembre 29 2023

Parco Sasso Simone e Simoncello

Parco Sasso Simone e SimoncelloIl Parco naturale Regionale del Sasso Simone e Simoncello si trova nell’estremità nord occidentale della Regione Marche e della provincia di Pesaro e Urbino, al confine con la Toscana e l’Emilia Romagna. L’estensione del Parco, 4.847 ettari, interessa parte del territorio di sei comuni e ricade nell’ambito delle Comunità Montane dell’Alta Val Marecchia e del Montefeltro. La vetta principale è il Monte Carpegna con i suoi 1.415 m slm, immerso nel valico della Cantoniera: polmone verde del Parco, è lo spartiacque naturale delle due principali valli, quella del Foglia a sud e quella del Marecchia a nord. Affacciandosi verso sud dalla vetta lo sguardo può posarsi sui due Sassi: il Sasso Simone e il Sasso Simoncello, alti rispettivamente 1.204 m e 1.220 m slm, singolari rilievi rocciosi squadrati con pareti verticali e pianori sommitali, veri e propri custodi del Parco e delle sue meraviglie. Queste rocce risalgono al Miocene inferiore – medio, cioè a circa 18 milioni di anni fa e sono costituiti da calcari organogeni, ricchi di fossili, interi o in frammenti, di ostriche, pettinidi, echinidi o ricci di mare e alghe coralline; si può quindi affermare che, al tempo di sedimentazione della formazione, fosse presente un ambiente oceanico, con profondità comprese tra 0 e 200 m.

Tante le leggende che ruotano intorno alla storia dei due sassi, in particolare riguardo alla loro etimologia: se infatti il nome “sasso” è abbastanza intuitivo, perché legato alla conformazione rocciosa delle due rupi, quello di Simone è di più difficile comprensione. Qualunque sia la verità sull’etimologia dei due Sassi, per le popolazioni della zona il Sasso Simone, maggiore per dimensioni e perciò più affascinante, fu creato da Dio, mentre il Simoncello, più piccolo e meno bello, venne creato dal diavolo.

Dal punto di vista naturalistico l’area ha dovuto sopportare interventi umani “insostenibili”, che hanno comportato conseguenze pesanti e richiesto interventi specifici di rimboschimento per le aree colpite dal disboscamento e da una attività di pascolo eccessiva e irrazionale. Proprio per questo si susseguono scenari diversi; la vegetazione submontana è composta prevalentemente dal cerreto e dal carpino nero, ad essa si mescola la foresta mediterranea montana. Dove il bosco ha lasciato il posto al pascolo si possono trovare arbusti come il ginepro e la rosa selvatica che si alternano a biancospino, prugnolo e rovo. Sopra i 1000 m il protagonista assoluto è il faggio; nel versante sopra Scavolino si rinvengono insieme al faggio esemplari di tasso, un’associazione ormai scomparsa nell’Appennino. Nelle praterie del monte Carpegna, quando fioriscono le distese di orchidee e di gigli rossi, si ha come l’impressione di essere sospesi tra sogno e realtà.

Tanti gli animali selvatici come il lupo, la volpe, che è molto diffusa, il tasso, la donnola, la faina, la puzzola. È molto comune il cinghiale, ma non è difficile avvistare anche piccoli ungulati come il capriolo o il daino. Il parco costituisce un habitat ideale per varie specie di uccelli, anche se i dominatori assoluti del cielo sono rapaci come il falco pellegrino e lo sparviero, la poiana o il piccolo gheppio. Si può anche sperare, con un po’ di fortuna, di avvistare l’aquila reale. Quando scende la notte, poi, fanno capolino le civette, i gufi, il barbagianni, l’allocco e l’assiolo, piccolo uccello notturno immortalato nei versi di Giovanni Pascoli.

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